Acireale, la "Vanedda da nivi"
- di Salvatore Cifalinò
- 28 set 2025

In via Lancaster, centro storico di Acireale, nei tempi andati, vi era una bottega che conservava la neve durante i mesi invernali per rivenderla in estate. Questa strada veniva chiamata ‘a vanedda da nivi.
La ‘a nivarata era un antico mestiere dei vinaroli, uomini che durante l’inverno raccattavano la neve sul vulcano Etna, detto anche ‘ u mungibeddu, o ‘a muntagna (in ligua siciliana).
La neve, per conservarla bene, veniva accuratamente coperta con i lapilli dell’Etna e, in estate, accumulata in sacchi di juta, dentro i quali veniva messo fogliame vario, tra cui la felce, ‘a filici (in dialetto), veniva trasportata con carretti o sui muli fino a valle.
Il prof. Antonio Patanè, (nato a Fleri, frazione di Zafferana Etnea), su “Note sulla gabella della neve ad Acireale nei secoli XVII-XIX, scrive, tra l’altro, “come il prodotto neve abbia rappresentato un cespite finanziario molto importante sull’economia dell’allora molto vasta della diocesi etnea. La neve - fa notare il prof. Patane’ - era gestita dal procuratore della mensa vescovile,un gentiluomo che si occupava della sua conservazione in grotte naturali, dette neviere, e poi del suo commercio e consumo in molte città della Sicilia centro-orientale e nelle vicine isole maltesi, dove dal 1528 si erano stabiliti i Cavalieri di San Giovanni in seguito all’assegnazione che era stata fatta loro dall’Imperatore Carlo V”.
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