I 70 anni di Robert Francis Prevost: il primo compleanno di Papa Leone XIV a San Pietro

  • di Isidora Bombaci
  • 15 set 2025

Domenica 14 settembre, Roma ha offerto una di quelle scene che restano impresse nel cuore di ogni pellegrino: piazza San Pietro gremita, un cielo terso di fine estate, bandiere da ogni parte del mondo e le voci di tante lingue unite in un unico canto d’auguri. Eppure, il vero centro della giornata non era la festa, ma il messaggio. Robert Francis Prevost ha celebrato il suo 70° compleanno in maniera insolita, per la prima volta da Papa. E un Pontefice così ‘giovane’ non si vedeva da più di un trentennio.

Come di consueto, a mezzogiorno, Papa Leone XIV si è affacciato dalla penultima finestra del terzo piano del Palazzo Apostolico per recitare l'Angelus domenicale. Per l’occasione, ha parlato della Croce, il simbolo più paradossale, controverso e potente del cristianesimo.

«Dio ci ha salvati mostrandosi a noi, offrendosi come nostro compagno, maestro, medico, amico, fino a farsi per noi Pane spezzato nell’Eucaristia», ha detto con voce ferma ma visibilmente emozionata. Parole che hanno attraversato l’attenzione assorta della piazza come una lama dolce, ricordando che la Croce, «uno degli strumenti di morte più crudeli che l’uomo abbia mai inventato», sia diventata – tramite Cristo – «strumento di vita».

Leone XIV ha poi ribadito: «La sua carità è più grande del nostro stesso peccato». Una frase che, pronunciata nel giorno della festa liturgica dell’Esaltazione della Santa Croce, si è svelata come un’eco del suo testamento spirituale: la certezza che nulla possa separarci da quell’amore che si è fatto carne, sofferenza e infine resurrezione, vittoria, remissione e perdono.

«Chiediamo allora, per intercessione di Maria, la Madre presente al Calvario vicino al suo Figlio, che anche in noi si radichi e cresca il suo amore che salva, e che anche noi sappiamo donarci gli uni agli altri, come Lui si è donato tutto a tutti», ha concluso il Papa, prima che un applauso fragoroso scoppiasse tra i fedeli convenuti in Vaticano da ogni parte del mondo.

«Ringrazio Dio, i miei genitori e tutti coloro che hanno pregato per me in questi anni», ha concluso Papa Leone, il quale – nel tempo dei selfie e delle celebrazioni spettacolari – ha voluto trasformare il proprio genetliaco in un inno alla misericordia. Ed è forse proprio questo il motivo per cui, domenica 14 settembre, Piazza San Pietro non era solo piena: era viva.

 

©️ Riproduzione riservata

Potrebbe interessarti